Il bambino trasformato in valigia (Parte1)

bambino trasformato in valigia 1Da NERO SU BIANCO 15/2006

Cose da… TRIBUNALI!

Potrebbe capitare anche a noi…

di vedere trasformato il proprio figlio in “valigia”!

Questa volta non scomoderemo la Corte di Cassazione per il consueta rubrica di cose da tribunali, ma più “banalmente” i tribunali di “casa nostra” per raccontare una vicenda che sto seguendo in prima persona.

Dai ricordi di infanzia mi sovvengono il racconti in cui una strega cattiva trasformava i principi in ranocchi, le ragazze in belle addormentate e via dicendo, ma proprio non ricordo di aver sentito che i bambini fossero trasformati in valige! Forse perché quelle erano favole, mentre questa è la realtà e la realtà spesso supera la fantasia.

La signora X per vicende coniugali assai travagliate, fugge dalla abitazione coniugale per riparare dai genitori insieme alla propria bambina. Nel periodo successivo, pur rimanendo presso la propria famiglia d’origine,  riesce anche a trovare un’intesa con il coniuge per quanto riguarda la bambina, così che il padre la vede e la frequenta. La situazione precipita quando il marito con un sotterfugio le fa firmare il trasferimento di proprietà dell’automobile a lei intestata (e che sta pagando lei) e per di più la priva dell’utilitaria che lei utilizzava per il lavoro e per accompagnare la figlia a scuola (materna). La signora non si perde d’animo ed in compagnia del fratello si reca presso l’abitazione del marito per riprendersi l’auto. Dal fatto nasce una discussione e quando si reca immediatamente dopo dalla forza pubblica per sporgere denunzia con sua immensa sorpresa trova già una denuncia a suo danno per furto e lesioni e lì apprende di non essere più proprietaria del veicolo che si era ripreso. Questa premessa è importante perché questa storia qualche mese dopo viene utilizzata dal marito per ricorrere al Tribunale per i minori chiedendo l’affidamento ed una perizia psicologia della minore.

Il giudice si trova così davanti alla figura materna rappresentata come una donna pericolosa e criminale, indicata come tale da un marito che ovviamente non fa menzione di tutte le violenze perpetrate ai danni della moglie (con tanto di denunce) negli anni di convivenza coniugale. La signora X, accompagnata all’udienza da un avvocato che si limita a farle da “compagnia” - non deposita un atto per spiegare la posizione della signora  e nulla profferisce (per quel che mi viene riferito e che emerge dagli atti) - viene interrogata insieme al marito dal giudice.  A seguito di questa breve istruttoria il giudice “suggerisce” alle parti - quindi facendolo risultare il provvedimento come una volontà delle parti - che la bambina trascorra 15 giorni col padre e 15 giorni con la madre. La signora non è in grado di opporsi al giudice - per motivi riverenziali alla figura del giudicante che per la sua peculiare funzione intimorisce (chi non è abituato a frequentare i Tribunale non ha molta disinvoltura a difendere i propri diritti) – e neanche lo fa il suo avvocato.

A questo punto  della storia conosco la signora … e io inorridisco incredula per come la sorte si sia accanita con lei, per aver incontrato nella sua vite tante persone sbagliate a cominciare dal marito!!!

Una bambina di cinque anni che trascorre 15 giorni col padre (si fa per dire, perché il padre dedica assai poco dei  15 gg alla figlia il resto del tempo la bambina lo passa con la nonna paterna) e 15 con la madre è stata letteralmente trasformata un in una valigia! E da chi? Dal Tribunale per i minori che ha intrinseco nella propria struttura la funzione dell’interesse del minore! Bell’interesse del minore, anche le pietre della strada sarebbero in grado di comprendere l’effetto dannoso di questo sradicamento da un riferimento abitativo fisso. Pensiamo che anche noi adulti quando ritorniamo a casa da un viaggio per periodo immediatamente successivo viviamo una  dislocazione mentale bilocata con riferimenti fissi ai luoghi che abbiamo appena lasciato. Bene, la bambina riferisce alla madre “mamma, a volte mi devo guardare bene intorno per capire dove mi trovo”. Vive in modo alternato in due ambienti completamente diversi, con diverse abitudini ed anche diverse “discussioni”. Dov’è l’interesse vero del minore in questa decisione salomonica??? A questo aggiungiamo che è stata stabilita la perizia psicologica della minore! Ma dico, la perizia psicologica non sarebbe più giusto ordinarla per i genitori, per capire perché si sono sposati e perché hanno messo al mondo una bambina che adesso deve pagare per errori non suoi? Allora, come si fa a non concludere che dai Tribunali bisogna stare alla larga? Questi sono meccanismi che quando si mettono in moto non si fermano e si possono anche ritorcere contro, con la differenza che quando si tratta di interessi economici al peggio puoi perdere dei soldi, ma nella materia del diritto di famiglia la posta in gioco non ha prezzo e spesso i danni non sono riparabili.

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